28/03/07

Città dolente

La mia tivù è sempre accesa, su canali sintonizzati male. Rumore di fondo elettrostatico e donne sorridenti che reclamizzano macchine in grado di scolpire i miei addominali stanchi. Chiamo il numero in sovraimpressione, per parlare con una delle gentile signorine, che mi aiuteranno a perfezionare l'acquisto della power-machine, in quarantacinque comode rate.
- Pronto?
Prima sorpresa. La signorina non è gentile. Ha la voce brusca di chi ha ancora due lavatrice da fare e un bimbo da accompagnare alla lezione di nuoto.
- Sì. Sono pronto.
- Vuole acquistare la power-machine?
- E' una bomba vero?
- Eh?
- Me ne parli bene. Mi convinca.
- Senta, questi non sono affari miei. Io spingo una sequenza di tasti, registro i suoi dati bancari e buonanotte.

- Non è così che funziona! Mi imbestialisco.
- E come funziona?, mi chiede la signorina.

Avverto della curiosità autentica nella sua voce stereotipata.
- Quando ero piccolo io, signorina, mia madre mi mandava a fare la spesa dal droghiere. E lui, il signor Mario, era un italiano con la faccia piena di vene rossicce. Lo sa perchè aveva quelle vene così in vista?
- No.
- Perchè sorrideva. Sorrideva sempre. E ti parlava con una voce squillante, che tu eri contento solo perchè lui esisteva. E alla fine ti appioppava sempre qualche salsiccia in più, o un detersivo per i piatti nuova formula, di cui scoprivi di avere bisogno.
- Capisco.
- Non credo che lei capisca. Lei, con la sua sequenza di tasti.
- Senta, invece. Io capisco bene quello che mi dice, perchè abbiamo la stessa età, lo sento dalla voce. E mi ricordo bene di persone come quel droghiere di cui mi ha parlato.
- Bene.
- E mi ricordo pure di non vederli in giro da un sacco di tempo.
- Già.
- E lo sa perchè?
- No, non lo so.
- P
erchè sono tutti morti, sia loro che i clienti. Oppure, sono stati trasformati tutti in minotauri, metà uomini e metà poltrone. E i minotauri comprano la power-machine, senza nemmeno bisogno che qualcuno del call-centre gliene descriva i benefici.
- Ehi, sei incazzata?
- Si. Si sente?
Si sente. Attacco il telefono e cambio canale. Tra le nebbie della cattiva sintonia, vedo la faccia di Mario il droghiere che prova a vendermi una poltrona-letto.

Di Lorenzo Bartoli
Detective Dante n°13

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