29/05/08

presagi...

Temo per Jan Dix, la nuova miniserie targata Bonelli creata da Carlo Ambrosini, quello di Napoleone, l'entomologo-portiere d'albergo-investigatore. Serie conclusa da due anni e splendida.
Ora, chi ha amato Napoleone di Carlo si apetta da Dix, a ragione, davvero molto.
E io sono fra questi.
Il primo albo si sa è sempre delicato: vanno introdotti e caratterizzati il personaggio principale e quelli di contorno, va illustrato il contesto entro cui le vicende si dipaneranno, va costruita una vicenda comunque solida e completa.
Però è vero che la prima lettura è spesso decisiva per quello che trasmette.
Il primo DyD che ho letto mi ha folgorato.
Il primo Napoleone mi è piaciuto.
Il primo Demian mi ha lasciato indifferente.
Il primo Brad Barron mi ha fatto incazzare.
Questo per stare in ambito Bonelli.
E Jan Dix mi ha lasciato un pò perplesso.
Mi pare un distillato di Napoleone.
E' un pò come quando si fa la spremuta: si prende l'arancia e la si strzza bene bene, le bucce da una parte e il succo dall'altra. Ecco, Dix lo associo alla buccia, che profuma d'arancia ma non si mangia.
Se è vero che Napoleone era letto da pochi tanto da dover chiudere forse qualcosa non andava. Ripeto che per me era un'ottima lettura.
Ma i numeri sono inumeri e la Bonelli non fa beneficenza.
E allora se l'impianto di Ambrosini non funzionava perchè ripeterlo "scremato" in Dix?
Boh magari essendo meno intellettualoide meno onirico-introspettivo funzionerà meglio.
Comunque prima di emettere la sentenza è giusto e corretto aspettare i prossimi albi anche perchè questo stralcio d'intervista ad Ambrosini apparsa su Repubblica dà grande speranza:

"Torna l'approfondimento interiore della sua serie precedente?"
"Si ci sarà ancora il tema psicanalitico, stavolta con il tramita dell'arte. In particolare quella di Pollock che doveva dare il nome al protagonista: se le immagini non riescono più a rappresentare la realtà, si cercano nell'incoscio nuove forme non figurative".

Speriamo che dopo le bucce ci diano anche il succo.

26/05/08

Fine!

Non sono soddisfatto.
L'alieno, la marmotta, la russa e poca polvere sulla giacca di pelle.
Ci sono la frusta, gli insetti, gli inseguimenti e le battute ma Indy si sposa.
E ha un figlio.
Il film è godibile e improbabile come deve essere un'avventura di un eroe irreale e per questo irresistibile.
Ma Indy come Rocky e come John McClane non possono mollare un centimetro pur invecchiando, pur scricchilando.
E invece mollano, molto poco, ma nell'ultima loro fatica, con la scusa dell'età, mollano.
Indy è un supereroe.
Ha le sue armi, ha il suo costume e dice "quelle" cose, sempre.
E' stereotipato e lo vogliamo così.
Nel IV, dopo pochi minuti, Mac e Indy sono braccati dai Russi:
Mac_"non sarà facile..."
Indy_"non com'era una volta..."
Non faccio in tempo ad aprire le patatine che sono già triste!
Se l'eroe invecchia e non c'è modo di ripetere le gesta di un tempo, non facciamo altri film!
Per me Indiana Jones è e resterà sempre una trilogia.
Perchè durante il film si respira l'atmosfera della fine. Il libro si chiude e tutti felici e contenti.
E allora siamo invitati alla festa di Indiana, a salutarlo perchè l'ora della pensione è giunta.
Anche i cattivi partecipano e allora sono un pò meno cattivi.
Non mancano le immagini evocative della trilogia come il quadro del fu Marcus Brody, la foto di Henry Jones sul tavolo, perfino l'Arca dell'Alleanza fa capolino tra le casse di legno, tutta lucida e brillante nel parco giochi di Lucas.
Ritorna Marion per sposare l'eroe: si aprano le danze, tutti con il riso in mano a gridare "viva gli sposi".
Profonda tristezza per chi era un eroe, per aver perso un eroe, che ora è diventato umano come tutti noi.