06/07/07

"La famiglia"



La mia credo sia una famiglia vera. Credo.
Parlo della "famiglia", quella allargata, non il nucleo familiare padre, madre e figli. Di queste ce ne sono a migliaia.

Ok il nucleo classico è questo. Il Cristianesimo ce lo insegna o non sarò certo io a negarlo ma voglio fare un discorso diverso e per nulla provocatorio. Chiaro? Leggasi come "non ce l'ho con la chiesa, non faccio discorsi etici ne morali". Questo per evitare commenti scandalizzati. Non voglio insegnare nulla a nessuno. Bene.

La famiglia sulla quale sto farneticando è quella dove agli interessi affettivi si sommano quelli economici/lavorativi. Secondo me questa famiglia ha qualcosa in più, o in meno, ma è comunque diversa dalle altre.
Questo perchè la mia è così e con gli anni mi sto accorgendo delle differenze con le altre. Il lavoro è nella famiglia e la famiglia lavora assieme. Non in due ma numerosi componenti assieme. Non è molto comune e lo considero un valore aggiunto
Da monello uscivo da scuola e non andavo a casa, volavo in bottega dove c'era mia madre, mio zio, il nonno...e un sacco di clienti. Sono cresciuto tra bottega e retrobottega, magazzini e frigo...come me mia sorella e adesso mio cugino. Prima di noi i nostri genitori e prima ancora i nonni. I miei amici, giustamente, finita la scuola andavano a casa (quella con la cucina, la sala, il balcone...) ed è diverso perchè al posto di guardare Gundam grazie a BimBumBam, ho preso confidenza con un mestiere che ti impone un certo comportamento e questo avviene a piccoli passi ma subdolamente diventa parte di te stesso. Questa "gavetta" diventa evidente quando ad aprire un esercizio commerciale è qualcuno di nuovo, che si butta nella mischia e cavolo, fa bene, ma il contatto con i clienti non è roba da poco ed è incredibile ma non c'è una scuola che te lo insegni. E questo se ci sei "nato" dentro lo becchi al volo. C'è un'università per tutto ma nessuno ti insegna a trattare con la gente ed è paradossale perchè spesso negozi, ristoranti, bar e hotel vanno bene o male a seconda del personale.

Dicevo delle differenze con la famiglia comune, secondo me le più evidenti sono tre:
La prima nasce da questa domanda: se non lavorassero assieme, nuclei familiari classici distinti ma comunque parenti, si frequenterebbero così assiduamente come capita da noi?
No.
E questo è del tutto naturale.
Forse siamo fortunati perchè si va sostanzialmente d'accordo e perchè non abbiamo fra le mani un impero finanziario che ci ottenebra il cervello ma come si dice, il buonsenso non è in vendita e di rapporti rovinati per delle boiate ce ne sono parecchi.
E' chiaro che il lavoro in comune è un coagulante, è un bene collettivo che crea nuovi interessi e nuove vicende, le quali, cementano il gruppo.
E allora "la famiglia" è più unita, più forte e persino più protettiva.

Se una famiglia classica fa quadrato, è forte.
Se più famiglie dello stesso ceppo fanno quadrato, sono indistruttibili.

Bisogna solo accorgersene.

La seconda macro differenza riguarda le aspettative dei singoli individui e le scelte personali.
Si va a scuola, si va all'università per costruirsi un futuro che non si conosce, per entrare nel mondo del lavoro, per essere preparati e competitivi. Così hanno fatto i miei compagni, così fanno quasi tutti.
Io no.
Perchè in qualunque strada percorsa sapevo di avere un salvagente se avessi fallito, perchè se anche non fallivo, un lavoro bello e pronto, che mi piaceva e già conoscevo era lì che mi aspettava.
Ce l'hai sempre in testa anche se non te ne accorgi.
I programmi personali vengono così condizionati, nel bene e nel male, dall'esistenza di una realtà collaudata. La strada è forse più breve e meno faticosa ma viene naturale percorrerla. E' giusto, non è giusto, non lo so...ma ignorare questa strada potrebbe anche rivelarsi un eccesso di superbia.

La terza riguarda i rapporti fra colleghi. Non c'è guerra fra di noi e sarebbe una cazzata colossale se ci fosse. La barca è la stessa ma non ci sono capitani e mozzi, c'è una famiglia. Non si parla di mutua, di colloqui di lavoro, di ore di strordinari ne di giorni di ferie accumulate. Si lavora punto e basta. L'animo diventa più leggero senza scherni ed invidie e si lavora meglio. E' chiaro che ognuno di noi ha il proprio ruolo, definito negli anni, proporzionale con le attitudini personali. I mutamenti in un luogo di lavoro a conduzione familiare, con un pò storia alle spalle, non possono che essere lenti e quasi impercettibili. Però ci sono e diventano visibili con il tempo e questo è un bene perchè non provocano invidie ed isterismi.

La family Corleone , forse, era una vera "famiglia".
Se Don Vito avesse scelto il ramo imprenditoriale immobiliare anzichè l'estorsione, sarebbe stato il nonno ideale. Ok era più strutturata della nostra e noi il consigliere non l'abbiamo ma fra di loro si volevano davvero bene e questo anche fra di noi.

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